Descrizione |
Il frontespizio del manoscritto Pluteo 16,22 della Biblioteca Mediceo
Laurenziana di Firenze, durante l'analisi Pixe con fascio di protoni,
all'acceleratore della Sezione di Firenze. Presso la sezione di Firenze da molti anni vengono applicate le tecniche Iba (Ion Beam Analysis). Queste si basano sull'utilizzo di fasci di ioni, generalmente protoni, generati da un piccolo acceleratore e quindi inviati sull'oggetto che si vuole analizzare. Gli atomi (o i nuclei atomici) del bersaglio reagiscono al 'bombardamento' emettendo radiazioni di energie caratteristiche per ciascuna specie atomica. Un rivelatore consente poi di discriminare tra le diverse energie, identificando così la specie atomica o addirittura l'isotopo che le ha emesse. Grazie a tale processo è possibile risalire in maniera non distruttiva e con un'unica misura alla composizione completa di un qualunque materiale. La tecnica è particolarmente utile per l’analisi di manufatti di interesse storico-artistico.
Misure realizzate dai ricercatori Infn di Firenze in Collaborazione con la Biblioteca Mediceo Laurenziana di Firenze hanno permesso di scoprire quando il colore blu della miniatura era ottenuto da lapislazzuli. Nel Medioevo europeo questa pietra era particolarmente costosa perché non reperibile in Europa e gli storici dell’arte erano convinti venisse usata solo per miniature di grande pregio. In seguito alla sua individuazione anche in miniature di scarsa qualità, ma su testi di argomento religioso, oggi si pensa invece che il lapislazzuli venisse usato al posto di altri blu più 'economici', quali l’azzurrite, sulla base del contenuto del testo su cui si miniava piuttosto che della qualità artistica della miniatura. |
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