Una nuova tecnica scientifica non invasiva chiamata Fluorescenza a raggi X per scansioni macro (Ma-XRF) è stata usata, per la prima volta, per studiare reperti appartenenti a un antico corredo funebre egizio della collezione del Museo Egizio di Torino. La tecnica è stata sviluppata dai ricercatori del laboratorio LANDIS dell’INFN, nodo di CHNet, la rete per lo studio del patrimonio culturale dell’INFN e dell’IBAM-CNR, entrambi coinvolti nelle attività di E-RIHS, l’infrastruttura di ricerca europea sull’Heritage Science di cui l’Italia è capofila.
La Ma-XRF è stata impiegata su alcuni cofanetti in legno dipinti presenti nella tomba di Kha, architetto del faraone durante la XVIII dinastia (1420-1351 a.c). Si tratta di una tecnica non invasiva a scansione che permette di ottenere un mapping chimico del reperto analizzato senza danneggiarlo e fornendo importanti indicazioni su materie prime, tecnica pittorica e stato di conservazione. Lo scanner, interamente progettato e sviluppato presso il LANDIS, permette di ottenere immagini ad alta risoluzione degli elementi chimici su superfici dipinte ed è a oggi l’unico capace di lavorare su grandi superfici (105×70 cm), ad altissima velocità (fino a 200 mm/sec) e con una risoluzione spaziale fino a 30 micron (pari a 30 centesimi di millimetro). L’analisi svolta si inserisce in un progetto multidisciplinare che coinvolge anche ricercatori dell’Istituto per i processi chimico fisici (Ipcf) di Messina, del Centro Fermi, della Soprintendenza Archeologica del Piemonte e delle Università di Milano-Bicocca e Roma Tor
Vergata.
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