Fisica fondamentale oggi

15 Maggio 2025

Tra teoria e esperimento, alla ricerca di nuova fisica

La ricerca in fisica fondamentale si trova oggi in un momento di grande incertezza, ma anche di straordinario fascino. Per oltre mezzo secolo, una teoria solida e riconosciuta dalla comunità scientifica ha guidato la progettazione degli esperimenti, che hanno puntualmente confermato le sue previsioni con grande precisione. La scoperta del bosone di Higgs nel 2012 ha completato il lungo periodo della ricerca sperimentale delle nuove particelle previste da un modello teorico che, successo dopo successo, è diventato il Modello Standard delle particelle elementari. Un vero e proprio viaggio di scoperte lungo quarant’anni che ha portato a premi Nobel e a una comprensione sempre più profonda della fisica fondamentale. Dalle correnti neutre al bosone di Higgs, attraverso i bosoni vettori W e Z, che ha consolidato nel tempo il ruolo guida di questa teoria nella ricerca di nuovi processi e di nuove particelle elementari. Oggi però sappiamo che il Modello Standard, per quanto bene descriva la fisica delle particelle che osserviamo, non è considerato il quadro definitivo. È necessario andare oltre, sia con la ricerca teorica sia con quella sperimentale, alla scoperta di nuova fisica.

Evento registrato con il rilevatore CMS nel 2012 in un centro di massa protone-protone con energia di 8 TeV. (© CERN)

Nel breve articolo in cui introduce il modello standard, datato 1967, Steven Weinberg scriveva: “certamente il nostro modello ha troppe caratteristiche arbitrarie perché queste previsioni possano essere prese sul serio”.  Vengono infatti aggregate in un modello realistico molte idee teoriche sviluppate in quegli anni: dalla teoria di gauge estesa alle interazioni deboli (e successivamente a quelle forti), alla rottura spontanea della simmetria al meccanismo di Higgs, ottenendo un certo numero di previsioni completamente nuove, all’epoca tutte da verificare. Con il tempo, ognuna di queste previsioni ha trovato conferma sperimentale. Oggi, grazie all’energia e alla precisione degli esperimenti attuali, come quelli condotti all’LHC al CERN,  non si osservano deviazioni significative dalle previsioni del Modello Standard.

Abbiamo dunque capito tutto della fisica fondamentale? O ci troviamo piuttosto in una situazione simile a quella della fine del XIX secolo, quando tutta la fisica sembrava compresa, prima che rivoluzioni come la relatività  e la meccanica quantistica  cambiassero radicalmente il nostro modo di interpretare la realtà?

È molto difficile azzardare  paralleli storici o prevedere sviluppi futuri, ma quel che è certo è che ci sono ancora molte questioni aperte, interrogativi la cui risposta non si trova nel Modello Standard.

Per esempio: i neutrini sono fermioni di Dirac o di Majorana? Perché le interazioni forti sembrano non distinguere tra materia e antimateria? Come si può integrare la gravità, che è molto debole alle energie che possiamo raggiungere, con le altre forze? Come si spiega l’instabilità della massa del bosone di Higgs? Perché esistono tre famiglie di particelle simili ma con masse diverse? Come si genera lo spettro delle masse dei fermioni del Modello Standard, le particelle elementari che costituiscono la materia?

Queste sono solo alcune delle domande che spingono gli scienziati e le scienziate di tutto il mondo a cercare nuove teorie e nuove particelle.

Ma c’è anche qualcos’altro: negli ultimi cento anni, a partire della teoria della relatività generale di Einstein e con le prime idee di Lemaître e i dati di Hubble sull’espansione dell’universo, è stato sviluppato un modello cosmologico, chiamato Modello Standard Cosmologico (o modello ΛCDM), in grado di descrivere l’evoluzione dell’universo dai primissimi istanti dopo il Big Bang fino ai giorni nostri, riproducendone le principali caratteristiche osservate, come l’espansione, l’abbondanza degli elementi leggeri, la radiazione cosmica di fondo. Nell’ambito di questo modello di universo, la fisica nucleare e delle particelle giocano un ruolo fondamentale nel comprendere i primissimi istanti, le epoche dell’inflazione e della transizione di fase elettrodebole, ma anche il funzionamento delle stelle e la generazione degli elementi pesanti. Proprio l’osservazione del cosmo e i successi del modello cosmologico suggeriscono con forza che il modello standard delle particelle sia incompleto.

Grafico a torta che illustra la composizione cosmologica
Grafico a torta che illustra la composizione cosmologica dell'universo. (© INFN)

Il budget energetico dell’universo, ottenuto dalle misure della radiazione di fondo cosmico, indica che la materia ordinaria è meno del 5% del totale, mentre il restante 95% si divide tra materia oscura (circa il 25%) ed energia oscura (circa il 70%) . Mentre la natura dell’energia oscura, una sorta di pressione negativa responsabile dell’espansione accelerata dell’universo, è molto speculativa, la materia oscura, ovvero una materia che non emette radiazione elettromagnetica, può essere costituita sia da componenti macroscopiche, come i buchi neri, sia microscopiche, come particelle elementari che, per spiegare la formazione delle strutture su grande scala nell’universo, devono essere elettricamente neutre, massive e debolmente interagenti. Non ci sono particelle con queste caratteristiche nel Modello Standard ed è quindi necessario andare oltre, così come bisogna andare oltre per spiegare l’asimmetria tra materia e antimateria osservata nel cosmo

Oggi ci troviamo di fronte a una domanda fondamentale: disponiamo già di un nuovo modello teorico capace di affrontare e risolvere alcune delle questioni più importanti ancora aperte, offrendo previsioni verificabili con i futuri esperimenti? La risposta è: non lo sappiamo ancora. Potrebbe essere che il modello standard del futuro sia già dietro l’angolo, con molte nuove previsioni da testare, oppure che esista già, ma non gli abbiamo ancora dato il giusto credito. In questa fase, sono gli esperimenti a indicare la direzione in cui si svilupperà la fisica delle particelle elementari. Per progredire, sarà necessario alzare ancora di più la soglia di energia, aumentare l’intensità e la sensibilità degli strumenti, esplorare un ampio spettro di possibilità e farlo senza pregiudizi, alla ricerca di eventuali deviazioni che devono esserci, anche se ancora non sappiamo dove si trovino.

Un esempio di teoria che dagli anni ’80 ha suscitato grande interesse e speranze è la Supersimmetria. Il Modello Standard Supersimmetrico Minimo (MSSM) prevede una ricca fenomenologia, con molte nuove particelle, partner supersimmetrici delle particelle del Modello Standard, incluso un possibile candidato per la materia oscura. Inoltre, potrebbe stabilizzare la massa del bosone di Higgs se le particelle supersimmetriche non sono troppo pesanti, permettere nuove sorgenti di asimmetria tra materia e antimateria, e favorire l’unificazione delle interazioni a energie elevate.

Tuttavia, nonostante gli sforzi sperimentali, finora non ci sono state conferme delle previsioni di questa teoria. Al contrario, venti anni di ricerche a LHC non hanno trovato particelle supersimmetriche, spingendo verso l’alto il valore delle loro masse. Sebbene il modello non possa essere escluso del tutto, alcune delle motivazioni teoriche che lo sostenevano si sono indebolite con l’aumento delle masse delle particelle supersimmetriche. Di conseguenza, sono emerse idee alternative per rispondere alle questioni ancora aperte del Modello Standard, che oggi non ha un chiaro successore.

Ma questa incertezza non deve spaventarci. La storia della fisica ci insegna che spesso le teorie più rivoluzionarie nascono proprio quando meno ce lo aspettiamo e che le osservazioni sperimentali possono sorprenderci. A volte, la teoria anticipa l’esperimento, come è successo con la relatività di Einstein e, in una certa misura, con la teoria elettrodebole nel Modello Standard; altre volte invece è l’esperimento a sfidare la teoria che deve evolversi per interpretare i dati. .È stato così con la meccanica quantistica, si pensi all’effetto fotoelettrico, ma anche della teoria delle interazioni forti, la cromodinamica quantistica poi confluita nel Modello Standard, che si è sviluppata sotto l’impulso degli esperimenti iniziati a SLAC alla fine degli anni ‘60.

La fisica teorica, però, si sviluppa in molte direzioni, molte delle quali non sono immediatamente verificabili con esperimenti diretti, ma restano nel campo delle idee e dei concetti. Tra queste, lo studio di fenomeni a energie così elevate da essere irraggiungibili con gli attuali strumenti, come la fisica dei buchi neri, dove è indispensabile trovare una sintesi tra gravità e meccanica quantistica, attraverso approcci diversi come la teoria delle stringhe o la gravità quantistica. Inoltre, si esplorano dualità e relazioni tra teorie applicate in regimi differenti, oppure si studiano teorie in limiti estremi nel tentativo di semplificare e comprendere i problemi più complessi. Per quanto la creatività del pensiero possa spingersi lontano, l’unico limite chiaramente definito è riassunto in una celebre frase di Richard Feynman:  “Non importa quanto sia bella la tua teoria, non importa quanto sei intelligente. Se non è in accordo con gli esperimenti, è sbagliata”.

La ricerca in fisica teorica all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare

L’Italia ha una importante tradizione nella fisica teorica, iniziata con scienziati del calibro di  Enrico Fermi, Ettore Majorana e Bruno Pontecorvo. All’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) la ricerca in questo campo è coordinata dalla Commissione Scientifica Nazionale 4, che supervisiona i progetti di fisica teorica. Questa commissione conta oltre 1.500 afferenti tra dipendenti e ricercatori universitari associati, il numero più elevato tra tutte le cinque commissioni scientifiche dell’istituto.

Il successo e il riconoscimento internazionale di queste ricerche sono attestati dagli oltre 1.200 lavori pubblicati annualmente su riviste internazionali con referee nonché dall’importante coinvolgimento di giovani ricercatori in formazione, tra dottorandi e post-doc, che producono circa 300 tesi di laurea magistrale e 70 tesi di dottorato ogni anno.

L’attività scientifica è organizzata in progetti classificati nelle seguenti linee scientifiche:

Teoria dei campi e delle stringhe (1), Fenomenologia delle particelle elementari (2), Fisica adronica e nucleare (3), Metodi matematici (4), Fisica astroparticellare e cosmologia (5), Teoria dei campi statistica e applicata (6).

La linea 1 (teoria dei campi e delle stringhe) raccoglie le attività più formali di teoria di campi e stringhe, ma anche di relatività generale e gli approcci teorici e numerici alle teorie di campo fortemente interagenti; le linee 2 (fenomenologia delle particelle elementari), 3 (fisica adronica e nucleare) e 5 (fisica astroparticellare e cosmologia) contengono rispettivamente le attività fenomenologiche relative alla fisica degli acceleratori nel Modello Standard e oltre, alla fisica nucleare e alla fisica astroparticellare, inclusi neutrini, materia e energia oscure e onde gravitazionali, in stretta sinergia con le diverse attività sperimentali dell’Istituto coordinate dalle rispettive commissioni scientifiche. La linea 4 (metodi matematici), oltre alle attività più tradizionali di fisica matematica include i fondamenti della meccanica quantistica e gli aspetti teorici delle nuove tecnologie quantistiche applicate ai computer e alla crittografia. Infine, la linea 6 (teoria dei campi statistica e applicata) raccoglie tutti quei settori di ricerca teorica, come la turbolenza, i sistemi complessi e la biologia computazionale, che, pur non avendo una relazione diretta con le ricerche proprie dell’INFN, condivide con le altre linee scientifiche le tecniche basate sulla teoria dei campi.

L’Istituto ha inoltre creato da diversi anni un Centro Nazionale di Studi Avanzati per la fisica teorica, il Galileo Galilei Institute di Firenze, dotato di un comitato scientifico internazionale che seleziona ogni anno un programma di workshop teorici della durata di 3-4 settimane sui temi di ricerca dell’Istituto, uno dei primi centri di questo genere in Europa. Oltre ai workshop, il Centro propone anche un programma di scuole per studenti di dottorato e PhD.

Alla fisica teorica l’INFN ha dedicato un importante riconoscimento: nel 2018, infatti, è stato istituito Il premio Medaglia Galileo Galilei, in onore di Galileo Galilei (1564-1642), padre fondatore del metodo scientifico e della fisica moderna. La Medaglia Galileo Galilei viene assegnata ogni due anni, a partire dal 2019, da un apposito comitato di selezione internazionale nominato dall’INFN. Il premio viene assegnata al massimo a tre scienziati che nei 25 anni precedenti alla data del premio hanno conseguito rilevanti risultati nel campo della fisica teorica delle interazioni fondamentali tra particelle elementari, inclusa la gravità e i fenomeni nucleari.

In conclusione segnaliamo l’ultimo numero della rivista istituzionale dell’INFN Asimmetrie, appena pubblicato e dedicato al tema delle Costanti fisiche, quantità in generale non predette ma misurate, che costituiscono il punto di contatto tra la teoria e la realtà fisica determinata degli esperimenti.

la medaglia Galileo Galilei dell?INFN
Premio "Galileo Galilei Medal" ©INFN

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