Un gruppo congiunto di ricercatori delle Sezioni INFN di Roma e Cagliari, dell’Università di Napoli Federico II, del Karlsruhe Institute of Technology (KIT) e del Deutsches Zentrum für Astrophysik (DZA) ha installato il 25 novembre scorso una stazione di misura avanzata per il rumore elettromagnetico nei pressi di Bautzen, in Sassonia, nel sito candidato a ospitare Einstein Telescope. L’installazione di magnetometri ad alta precisione, forniti dalla Sezione INFN di Milano Bicocca, in collaborazione con la sezione di Pisa dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), è essenziale per individuare e studiare le sorgenti di disturbo di origine sia naturale sia antropica nell’area. Queste misure sono cruciali per garantire che il sito o i siti che saranno selezionati per ospitare l’infrastruttura di ricerca di Einstein Telescope offrano il silenzio ambientale necessario per la straordinaria sensibilità richiesta dal futuro interferometro per la rivelazione delle onde gravitazionali.
“La condivisione dei dati e delle metodologie tra i gruppi italiani e tedeschi è un elemento chiave”, sottolinea Luca Naticchioni, ricercatore della Sezione INFN di Roma e membro del gruppo di ricerca italiano impegnato nella missione in Sassonia. “L’obiettivo è fornire alla collaborazione scientifica internazionale Einstein Telescope la caratterizzazione ambientale più completa possibile, un prerequisito fondamentale per la costruzione del futuro osservatorio gravitazionale”.
L’iniziativa è parte di una stretta collaborazione tra i ricercatori impegnati nella caratterizzazione di due dei siti europei candidati a ospitare ET: Sos Enattos, in Sardegna, e la Lusazia, in Germania. La cooperazione è strategica anche in vista dell’opzione di una configurazione di Einstein Telescope a doppia L: questa proposta prevede la possibilità di costruire due osservatori distinti, uno in Sardegna e uno in Lusazia, che lavorerebbero in coincidenza per massimizzare la sensibilità e la capacità di localizzazione delle sorgenti cosmiche. I dati raccolti dal monitoraggio del rumore elettromagnetico, così come quelli del rumore sismico, sono vitali per qualificare entrambi i siti. Dopo la Sardegna, ora anche in Sassonia si potrà studiare il rumore elettromagnetico di fondo per comprenderne i possibili impatti su Einstein Telescope.